La nostra missione

La nostra missione

Tra gli scopi che ci siamo proposti quando abbiamo lanciato questo progetto, quello di poter contribuire all’attività missionaria dei nostri confratelli cappuccini è stato certamente uno dei più stimolanti. L’intero ricavato della vendita del primo album e dei primi concerti è stato completamente indirizzato al sostegno delle missioni, in particolare in Tanzania e in Nigeria, dove è stato finalmente possibile inaugurare la Piccola casa sollievo della sofferenza “S. Pio da Pierelcina”.

A partire dalla pubblicazione di “Dio scende nella miseria”, abbiamo scelto di destinare i fondi raccolti al sostegno delle povertà locali, anche se una quota di quanto raccoglieremo continuerà ad andare al sostentamento delle missioni cappuccine. Attraverso questa pagina vogliamo presentarvi le caratteristiche particolari e la storia dei nostri progetti di carità e mantenervi sempre aggiornati sull’utilizzo che verrà fatto del fondi raccolti.

Anche nelle nostre ricche città le povertà non mancano. Esse, semmai, si nascondono, cambiano volto, sono soffocate dall’indifferenza. Gran parte dei fondi che raccoglieremo a partire dal nostro secondo album, “Dio scende nella miseria”, saranno impiegati in questa precisa direzione, fedelmente all’immagine che abbiamo scelto di collocare nella copertina. Sicuramente un modo meno appariscente, che difficilmente potremmo ritrarre con qualche fotografia o che potremo celebrare con qualche inaugurazione; eppure un modo altrettanto necessario: tanti piccoli microinterventi che potranno servire a rendere un pizzico più dignitosa la vita di tanti fratelli in difficoltà. Saranno uomini, donne, bambini e famiglie il cui nome e i cui volti resteranno lontani da questa pagina, ma che grazie alla vostra generosità e alle vostre preghiere potranno tenere silenziosamente accesa la loro speranza.

Come è nata la missione di Ibdan: I cappuccini sono presenti ad Ibadan fin dalla fine dell’Ottocento, grazie alle prime missioni di Padre Borghero. Si trattò però di un primo tentativo di penetrazione missionaria che costò il sacrificio di moltissimi giovani confratelli, uccisi dalla malaria e dalle altre malattie per le quali non avevano sviluppato alcuna difesa immunitaria. Solo con la scoperta dei vaccini necessari la missione si è potuta rafforzare, fino a diventare oggi un centro importante per l’attività in Nigeria. Ad Ibadan in particolare, i cappuccini sono presenti stabilmente dai primi anni Novanta e dal 2000 hanno un proprio convento, accanto al quale solo nel 2004, si è potuta costruire una chiesa. Il Convento di Ibadan si trova in un’area povera, dove i cattolici sono una sparuta minoranza e la popolazione, come racconta Padre Bernardino, “è formata da gente tre volte povera: perché non ha niente, perché è formata in gran parte da immigrati e perché spiritualmente abbandonata”.

Cosa si è fatto: Il 30 novembre 2006 è stata ufficialmente portata a termine la costruzione della “Piccola casa Sollievo della sofferenza”, intitolata a San Pio da Pietrelcina. Non è un ospedalino e neppure un collegio, ma una casa di accoglienza diurna, per seguire i bambini, sia dal lato medico sia scolastico. La casa funziona ogni giorno con un dispensario medico e una farmacia, aule per il doposcuola, palestra e sala ricreazione; inoltre vi saranno una ventina di posti letto per accogliere ospiti che hanno maggiore necessità. Determinanti per portare a termine il progetto, fra gli altri, sono stati proprio i vostri contributi, cari amici: acquistando il nostro primo cd e partecipando ai nostri concerti avete consegnato nelle mani dei nostri fratelli missionari i fondi necessari per concludere l’opera. Qui sotto puoi seguire come si sono svolti i lavori e misurare il progressivo stato di avanzamento.

La presenza dei cappuccini in Tanzania e nell’area di Mlali, in particolare, è dovuta all’instancabile attività di Padre Angelo Simonetti, frate cappuccino toscano che fin dall 1959 si stabilì in Tanzania. Nel 1982 con l’aiuto e il sostegno della Gioventù Francescana di Siena, costruì un acquedotto di 3 km per portare l’acqua dalla montagna alla città di Mlali: si trattò di fatto della base per i successivi lavori che negli anni hanno portato alla realizzazione del Kituo cha watoto valemavu Mlali, ovvero del Centro per bambini handicappati di Mlali. Negli anni successivi, alla Gioventù Francescana di Siena si unì quella di Prato e, da allora, non vi fu praticamente un solo anno senza che un gruppo andasse a lavorare a Mlali. Dopo aver costruito una residenza per i missionari, nel 1984 si realizzò la prima Casa dei bambini. Nel 1985 era pronta anche la casa delle suore. Fu allora il momento di pensare allo sviluppo dei campi circostanti: si impiantò una stalla per gli animali, soprattutto mucche e maiali, in modo da fornire abbastanza carne e latte per tutti coloro che abitavano al Centro, e una certa superficie venne destinata alla coltivazione di mais, grano, caffè etc. Con tutti questi progetti, ed altri che vennero realizzati in seguito, e con tutto il raccolto che derivava da queste piantagioni, il Centro iniziava a percorrere la sua via verso l’autosostentamento alimentare (attualmente ci sono circa 25 mucche che producono in media 100 litri di latte al giorno, distribuito ai bambini e ai poveri dei villaggi circostanti). Negli anni successivi venne costruito l’edificio della falegnameria; più tardi venne l’officina meccanica, insieme ad una seconda casa per i volontari. Nel 1989 vennero installati dei pannelli solari per fornire acqua calda. Nel 1994 è stato completato l’edificio della sala operatoria e negli anni successivi è arrivata tutta la strumentazione necessaria, così che nell’ottobre 1997 sono stati operati i primi 15 bambini, non più costretti ad un viaggio di 200 km fino all’ospedale di Dodoma.

La Casa comprende oggi tre dormitori spaziosi, una grande sala per i giochi ed una palestra per gli esercizi fisici che sono indispensabili per una buona riabilitazione dei bambini disabili. Ci sono anche una sezione ortopedica dove si possono costruire o riparare stampelle, arti artificiali, scarpe speciali o altri accessori necessari ai bambini; una cucina ben equipaggiata; una bella sala da pranzo e dei bei bagni. Periodicamente si procede ad inviare dei container pieni di medicinali (vitamine, antianemici, antibiotici, antidiarroici, antimalarici, antiscabbici, antitetanici…), materiale farmaceutico (cerotti, bende, disinfettanti, fisiologiche, cottonfioc, sapone, termometri, cotone, spazzolini), materiale didattico, giocattoli, indumenti, attrezzatura varia per il convento ed alimenti… Purtroppo i container partono ancora toppo poco spesso e i rifornimenti scarseggiano sempre, rendendo difficile l’attività del Centro. Con i fondi raccolti con questa iniziativa speriamo di poter contribuire all’invio di altri container…